Un intervento operatorio non si riduce al momento dell’operazione, spesso infatti non viene dato adeguato risalto alla fase riguardante la riabilitazione post chirurgica. Tale fase è a tutti gli effetti fondamentale quanto l’esercizio stesso, con questo termine ci riferiamo a tutti gli strumenti a disposizione del fisioterapista per consentire al paziente di recuperare nel migliore dei modi dopo un intervento. Numerose le tecniche delle quali il professionista può avvalersi per raggiungere gli obiettivi prefissati, per un’analisi dettagliata rimandiamo a https://www.villaferrimedica.com/, in queste righe cercheremo di tratteggiare gli elementi generali della riabilitazione post chirurgica per fornire le coordinate necessarie ad approcciarsi a questo percorso.
Gli strumenti della riabilitazione post chirurgica
La terapia può avvenire tramite diversi tipi di strumenti. Il fisioterapista può avvalersi di tecniche manuali, quali mobilitazioni articolari o la massoterapia, oppure mezzi fisici: per esempio, ultrasuoni, tecar, elettrostimolazioni o laser. L’esercizio terapeutico viene definito passivo, se il movimento risulta a carico di strumenti o del terapista, si parla invece di esercizio attivo assistito nel caso in cui se viene prodotto in collaborazione con il terapista, mentre il movimento attivo viene svolto interamente dal paziente.
Riabilitazione post chirurgica: cenni storici
Forse non tutti lo sanno, ma le origini della fisioterapia vanno ricercate nell’antichità. Dobbiamo risalire addirittura al 500 avanti Cristo per ritrovare i primi esercizi svolti manualmente o tramite terapie in acqua. Suonano come concetti decisamente moderni, ma Ippocrate e Galeno li sottoponevano già ai propri pazienti. Ovviamente, con il passare dei secoli e lo sviluppo della tecnologia le cose si sono ulteriormente evolute, senza chiaramente trascurare l’introduzione delle tecniche operatorie, che hanno imposto lo sviluppo di un iter terapeutico integrato. Gestire la situazione patologica con la sola operazione non era sufficiente, agli inizi del 900 si è imposta l’esigenza di un approccio che fosse in grado di accompagnare il paziente nei mesi seguenti all’intervento.
Le fasi della riabilitazione post chirurgica
Bisogna considerare la terapia in maniera integrata, dunque la definizione di fasi a se stanti non è del tutto formalmente corretta, tuttavia ci è utile per fare luce sul modus operandi dei professionisti e chiarire ai pazienti il ciclo terapico del quale parliamo.
La fase iniziale è volta alla diminuzione del dolore, solitamente agendo sull’infiammazione che lo origina. Ridurre l’infiammazione è fondamentale per agevolare il recupero del paziente, che, afflitto da dolori, fatica a riprendere la normale mobilità. Cromoterapia linfodrenaggio e altre tecniche vengono utilizzate per agire sul dolore.
Si passa poi alla seconda fase, incentrata sull’aumento del range articolare, si lavorerà dunque direttamente sulla mobilità cercando di raggiungere il recupero completo. È possibile, in questa fase, aumentare lo sforzo e l’intensità del lavoro al quale è sottoposto il paziente, adesso non più bloccato dal dolore della prima fase.
Nella terza fase si lavora su forza e resistenza. Precisiamo infatti che, arrivati a questo punto, l’articolazione dovrebbe aver recuperato buona parte del proprio movimento in ampiezza, però serve muscolatura per garantire stabilità e un movimento naturale nella vita di tutti i giorni. Dopo un intervento, inoltre, è fondamentale lavorare sulla resistenza, dunque è fondamentale l’impiego di elastici o pesi, tuttavia anche la stessa forza di gravità è in grado di fornire adeguata resistenza per l’allenamento delle parti interessate.
La fase conclusiva è incentrata sul pieno recupero della parte interessata, alle tecniche tradizionali vengono abbinate situazioni volte a simulare instabilità, come Delos e palline, in modo da migliorare anche l’equilibrio dell’articolazione.
Le fasi che abbiamo descritto sono da intendere a solo scopo informativo, non costituiscono infatti linee guida per il lavoro di fisioterapisti, la situazione di ogni paziente è diversa e deve essere valutata e affrontata con un programma ad hoc, in base al tipo di intervento subito e alle condizioni di salute.