Mangiare carne rossa fa male alla salute. Questo sembra essere un assunto ormai assodato. Dopo che l’OMS l’ha classificata come “probabilmente cancerogena”, in Italia il consumo di carne è ai minimi storici. Per ovvi motivi. La scienza si divide, i nutrizionisti si schierano in pro e contro il consumo di carne, gli interessi economici in gioco sono rilevanti, ciò significa che entrambi gli schieramenti fanno a gara per diffondere e comunicare in maniera sempre più pervasiva tramite il web e i social, prove, esperimenti, ricette, stili di vita etc..
La carne ha in media un alto contenuto di colesterolo e grassi, specialmente saturi, secondo solo ai derivati del latte. Oltre a ciò, la maggior parte delle carni di allevamento di bassa qualità contengono sostanze estranee come erbicidi, pesticidi, insetticidi, diossina, antibiotici ed ormoni che si concentrano in elevate quantità nei tessuti dell’animale. Detto ciò, non sembra essere la carne, o quantomeno, solo la carne, il problema, ma anche come i capi vengono allevati e cresciuti. Le statistiche dicono che la carne proveniente dagli animali di allevamento di bassa qualità contiene 2-3 volte la quantità di grasso degli animali da pascolo o da cortile.
Queste informazioni stanno man mano penetrando nell’opinione pubblica anche nel Belpaese per cui, secondo i dati di Coldiretti, quasi una persona su dieci ha eliminato del tutto la carne dalla propria dieta.
Il Bloomberg Global Health Index, indice che analizza lo stato di salute di 163 paesi, ha rivelato come l’Italia sia quella con la miglior salute del pianeta, grazie soprattutto alla dieta e allo stile di vita. Ma è davvero il cambiamento nel consumo di carne e carne rossa che ha fatto la differenza? O, piuttosto, le sani abitudini alimentari provenienti dalla dieta mediterranea, quindi grande consumo di cereali (le famose quattro p: pane, pasta, pizza, patate) e legumi che ci fanno rimanere in salute?
Il parere dell’OMS
Qui viene spiegato in maniera sufficientemente approfondita come il consumo di carne non è necessariamente la causa di ogni male ed al contempo come “la carne” non sia un argomento unico da accettare in maniera globale ed acritica o, al contrario, da condannare ed eliminare senza appello.
L’Organizzazione mondiale della sanità in una recente ricerca ha dimostrato che consumare 100 g al giorno di carni rosse aumenta del 17% la probabilità di incorrere in alcuni tipi di tumore e il rischio sale al 18% con il consumo di 50 g di carni conservate, ci riferiamo ad esempio alla carne in scatola. Colpa, nel primo caso, dei molti grassi saturi e della concentrazione elevata di ferro e, nel secondo, dei conservanti e dei residui tossici che si sviluppano durante i processi di lavorazione. Anche questo dato sembra suggerire che la carne non sia pericolosa in quanto tale, ma in particolari condizioni: tra carne fresca e carne conservata passa una enorme differenza, così come tra carne fresca di buona qualità e carne fresca di cattiva qualità.
Anche l’Airc – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro – ha espressamente spiegato che “nessuna patologia è causata soltanto dal consumo di carne e non vi è una relazione di causa-effetto diretta tra proteine animali e sviluppo di una data malattia”. Diventa quindi importante conoscere la provenienza della carne e la loro qualità che si traduce in una conoscenza di come sono stati allevati, come hanno vissuto e cosa hanno mangiato gli animali prima di essere macellati.
L’importanza della tracciabilità
Gli abitanti dell’Unione Europea in questo ambito possono ritenersi particolarmente fortunati. I sistemi di controllo presenti in UE relativi alle tracciabilità delle carni sono fra i più efficaci nel mondo. I cittadini europei consultando l’etichetta possono conoscere a colpo d’occhio:
- Il Paese di origine dell’animale
- Il Paese in cui è stato allevato l’animale
- Il paese in cui il capo è stato macellato
Grazie ai controlli ed al livello qualitativo preteso in UE, le carni di ogni paese europeo possono essere considerate sicure e di qualità, e già questo dato dovrebbe rassicurare tutti i consumatori, per sovrappiù, la Coldiretti ha recentemente dimostrato che i capi italiani, quindi nati e/o allevati in Italia hanno un contenuto di grassi di gran lunga inferiore alla media dei Paesi europei.
In conclusione: non pretendiamo di fornirvi una risposta esaustiva e definitiva sul consumo di carne. La questione è controversa e legata a tanti fattori che spesso sono collegati anche ai gusti, credenze e stili di vita. Alcuni dati possono comunque essere ritenuti oggettivi: sappiamo che consumare quantità eccessive di carne rossa ci fa male a crea problemi all’ambiente. Usare il buon senso – e la dieta mediterranea – è probabilmente una ottima idea per la nostra salute e il mondo circostante.